Nicolò Farina
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Sono stato studente dell'istituto alberghiero don Carlo Gnocchi di Carate Brianza tra il 2014 e il 2019, conseguendo il diploma di maturità con indirizzo cucina.
Posso pertanto affermare, con assoluta trasparenza e onestà, che questo scritto è oggettivo in quanto frutto di esperienze personali.
Scelsi questa scuola superiore dopo averla visitata in seconda media, avendone apprezzate diverse peculiarità: strutture, testimonianze dei docenti e alunni dell'epoca, presenza di un ristorante didattico (che in quel periodo era uno dei pochi presenti in zona).
Ahimè, la realtà vissuta negli anni a venire fu tutt'altra.
Partiamo analizzando la didattica e, più nello specifico, le materie di indirizzo pratiche - nel mio caso la cucina. L'idea del ristorante didattico è ottima, rappresentando una simulazione di situazioni più o meno realistiche della vita lavorativa. Manca, tuttavia, ciò che di fondamentale deve essere insegnato prima: teoria "sui libri" pressoché inesistente, così come inesistenti sono ricette e tecniche di base che andrebbero affrontate a livello pratico. È bello cucinare piatti sofisticati o internazionali, ma senza l'insegnamento di come pulire correttamente un filetto, realizzare una salsa madre o preparare correttamente un'omelette lo studente sembrerà sempre insicuro e impreparato quando entrerà nel mondo del lavoro. Cosa che nelle altre scuole del territorio, in alcune occasioni definite "inferiori" qui al don Gnocchi, è giustamente prassi per una corretta formazione del professionista di domani. Sotto il punto di vista delle materie non pratiche, invece, ho trovato molti docenti preparati e con buone capacità di insegnamento - forse per la volontà della scuola, istituto alberghiero che dovrebbe in linea teorica promuovere l'apprendimento di professioni gastronomiche e l'inserimento in tali ambiti dei suoi diplomati, di incentivare le iscrizioni all'università piuttosto che l'entrata nel mondo del lavoro.
Un altro elemento per il quale non mi sento di consigliare la scuola è l'assoluta mancanza di equità nel trattamento e giudizio degli studenti, gestita da alcuni insegnanti (non tutti) e dirigenti in base a preferenze personali e partecipazione a gruppi interni della scuola.
Purtroppo non è sempre tutto oro quel che luccica e spesso ciò che viene detto a titolo promozionale è mirato più all'apparenza che alla sostanza. Elemento dimostrato, citando uno dei tanti esempi lampanti, dalla partecipazione agli open day della scuola di "pseudo-imprenditori" ex studenti che di chef ed imprenditori hanno ben poco (col termine chef si intende un professionista di cucina che ha diversi cuochi alle sue dipendenze, cosa che nessuno dei personaggi di cui sopra ha, non lavorando nemmeno in una struttura ristorativa o alberghiera né avendone una). Così come si potrebbero citare le recensioni chieste ad ex studenti o studenti sempre stati nelle grazie di professori e scuola (vedi le due più recenti, comparse dopo la mia, di ragazzi che hanno recensito su Google Maps solo la scuola, probabilmente su richiesta interna della stessa) o ancora il copione recitato dagli studenti all'open day, dove veniva impedito un oggettivo commento nelle interlocuzioni tra frequentanti e possibili futuri clienti (non uso questo termine a caso).
Non mi sento di consigliare questo istituto alberghiero e sono felice, avendo raggiunto un livello professionale che me ne dà la libertà (unico diplomato del ciclo 2014-2019 ad essere vero chef, a capo di una brigata di cucina e non "fenomeno" di sé stesso sui social), di poter finalmente essere sincero in tal senso.